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Apocalisse

Lucilla Giagnoni  

Teatro Astra

7 > 12 maggio 2024

La storia della rivelazione di un uomo solo, Edipo, il re che lotta invano contro un destino tragico e ineluttabile, si intreccia alla rivelazione dell’umanità intera, racchiusa nel libro dell’Apocalisse di Giovanni. Perché il vero significato di “apocalisse” non è catastrofe bensì rivelazione.    
 
Apocalisse s’ispira all’ultimo libro della Bibbia.  “Apocalisse” non vuol dire, come ormai è in uso nel linguaggio comune, “catastrofe” o “fine”, significa “rivelazione”. “Guarda”, “racconta ciò che hai visto”, sono le indicazioni più frequenti date a Giovanni, il testimone-narratore. In un mondo di ciechi che credono di vedere e, dunque, di sapere, il mistero si rivela solo a chi dimostri di saper guardare. Cecità e rivelazione fanno immediatamente pensare ad un personaggio totemico nel teatro occidentale: Edipo. Il testo sacro che per i cristiani sigilla la serie dei testi biblici e l’opera teatrale che dà inizio ad ogni forma di indagine sull’uomo sono posti in parallelo per raccontare che la fine dei tempi è in realtà un nuovo inizio, una nuova vita per chi impara a vedere. È la storia dell’evoluzione della coscienza: un bambino appena nato vede il mondo come un fenomeno incredibile in cui pian piano le cose si riempiono di senso. Questa è l’apocalisse, una ri-nascita. Apocalisse è l’ultimo capitolo di una trilogia della “spiritualità” composta dallo spettacolo Vergine madre, ispirato al percorso di salvezza raccontato nella Divina Commedia e dallo spettacolo Big Bang che, a partire dall’ultima parola delle Divina Commedia, “stelle”, e dai primi due capitoli del libro della Genesi, indaga sull’inizio e sulla creazione facendo dialogare il linguaggio della scienza con quello della teologia e quello del teatro. Apocalisse indaga sul vero significato della fine. 

«Ciò che interessa è l’idea di svelamento e rivelamento che è il primo significato del termine greco. “Guarda”, “racconta ciò che hai visto”, sono le indicazioni più frequenti date da Giovanni, il testimonenarratore. In un mondo di ciechi che credono di vedere e, dunque, di sapere, il mistero si rivela solo a chi sappia guardare, a chi abbia occhi nuovi.»

da un’intervista a Lucilla Giagnoni su Avvenire

Chi è il cieco? Che cosa non vede o non vuole vedere? E perché? La Stagione 2023/24 del TPE Teatro Astra è Cecità. Una riflessione sulle verità che non vogliamo vedere in 25 spettacoli. Le risposte di Lucilla Giagnoni:

chi è il cieco?
È Edipo, che crede di vedere e sapere tutto; è l’indovino Tiresia che non vede ma sa ogni cosa; siamo noi quando non vediamo o non vogliamo vedere, quando non ci prendiamo la responsabilità di avere gli occhi, di contribuire con il nostro sguardo e le nostre azioni alla vita della pòlis.

cosa non vede o non vuol vedere?
Edipo è l’omicida che il dio vuole si cacci dalla città. È lui la pandemia che flagella Tebe. Ma è soprattutto l’uomo che non vuole accettare la contraddittorietà della natura umana, l’essere re e al contempo pestilenza, il credere di sapere tutto per poi scoprire di non conoscere nulla. È colui che deve compiere un doloroso cammino di disvelamento, perché “apocalisse” vuol dire svelare, aprire gli occhi, concedersi un nuovo sguardo.

e perché?
Perché ai nostri occhi i responsabili sono sempre gli altri. E come per Edipo, che tenta con tutte le sue forze di scoprire chi è l’assassino di Laio, quasi come in un thriller, noi che siamo seduti a teatro, e che possediamo uno sguardo, sappiamo benissimo che il responsabile è proprio colui che cerca il responsabile. Lo spettacolo parla di rivelazione attraverso il dialogo tra due testi: l’Edipo Re di Sofocle si intreccia all’Apocalisse di Giovanni, il cammino di conoscenza di un uomo solo si interseca con il percorso di svelamento di un’intera umanità.

Galleria fotografica


  • Durata
    100 min

Orari


  • Mar 07 Maggio
    21:00
  • Mer 08 Maggio
    19:00
  • Ven 10 Maggio
    21:00
  • Sab 11 Maggio
    19:00
  • Dom 12 Maggio
    17:00

Crediti


  • di e con

    Lucilla Giagnoni
  • collaborazione al testo

    Maria Rosa Pantè
  • collaborazione alla drammaturgia scenica

    Paola Rota
  • musiche originali

    Paolo Pizzimenti
  • scene e luci

    Massimo Violato
  • produzione

    TPE – Teatro Piemonte Europa, CTB – Centro Teatrale Bresciano, Teatri del Sacro
  • si ringraziano

    Don Silvio Barbaglia e Alberto Berrini
  • in occasione della

    XX edizione del Salone OFF