OHT / Filippo Andreatta / Silvia Costa
7 > 12 febbraio 2023
Scritto a soli diciannove anni da Mary Wollstonecraft, futura moglie del poeta romantico Percy B. Shelley, Frankenstein, o il moderno Prometeo è il capostipite dell’horror fantascientifico, un classico della letteratura occidentale, ma è anche una profetica anticipazione delle ansie contemporanee sul destino dell’ambiente. Quando viene scritto, nel giugno 1816, il mondo sta infatti vivendo la più grande anomalia climatica della sua storia recente. L’anno precedente una disastrosa eruzione del vulcano Tambora, in Indonesia, aveva coperto di cenere il cielo del pianeta, causando un oscuramento globale, carestie e un drastico calo delle temperature. Fu il cosiddetto «anno senza estate». In questo clima distopico, ciascun componente di una compagnia di giovani intellettuali, rinchiusi a causa del maltempo a villa Diodati sul lago di Ginevra, si cimenta nella stesura di un racconto del terrore su invito dell’ospite lord Byron. Muove da questa suggestione la lettura scenica di Filippo Andreatta, che dal 2008 con il suo OHT – Office for a Human Theatre si dedica all’esplorazione dei rapporti fra teatro, paesaggio, architettura e ambiente, meritando numerosi riconoscimenti. La creatura del dottor Frankenstein si muove in un primordiale paesaggio alpino in cui la superbia dell’uomo nel voler manipolare il corpo, la vita e le leggi della natura è simboleggiata dalle immagini del campanile di Curon in Val Venosta che annega nel lago artificiale.
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