
FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI
URLA SILENZIOSE
19 > 22 ottobre 2023
PRIMA
SPETTACOLO ACCESSIBILE IN LIGUA DEI SEGNI
Sul palcoscenico due sorelle, due donne legate dal sangue e da una lingua silenziosa. La lingua dei segni. Attraverso la loro relazione si ripercorre la vita della giovane ragazza nata sorda. Una bambina che cerca in ogni modo di comunicare; che adora la musica e affonda i denti nel legno della chitarra per percepirne le vibrazioni; un’adolescente che lotta contro il sistema scolastico per essere sé stessa ed esprimersi liberamente; una donna che si batte per far rispettare i diritti di un’intera comunità.
La lingua che mi ha aperto al mondo e alla comprensione degli altri, la lingua dei miei sentimenti è vietata? Vietato impararla, insegnarla, vietato comunicare? Senza una lingua, come puoi esprimere la tua angoscia? Come fai a restare calmo se non puoi raccontare un incubo a tua mamma? O fare domande stupide… Cos’è questo? A che serve quest’altro? Perché mi fa male qui? Come fai a vivere senza avere risposte? Il divieto di utilizzare la lingua dei segni sarà in vigore fino al 1991. Ma io ho 11 anni, siamo nel 1984 e non posso prevedere il futuro, e nell’attesa devo subire la legge del silenzio. A 11 anni ho già voglia di urlare.
Partendo dalla biografia di Emmanuelle Laborit “Il grido del gabbiano” (prima attrice sorda a vincere il premio Molière nel 1993, sempre in prima linea nelle battaglie contro l’emarginazione e per i diritti delle persone sorde, oggi direttrice artistica dell International Visual Theatre di Parigi) si racconterà la nascita di una nuova consapevolezza della comunità Sorda, che ha determinato (per dirla con Ladd) l’emergere di un concetto di comunità e di leadership sorda e di un movimento di rivendicazione e di lotta per i diritti che ha dimensioni europee e internazionali. Queste lotte silenziose sono però ancora poco note nel mondo degli “udenti”. Il 90% dei bambini sordi nasce da genitori udenti che poco o nulla sanno della sordità (Maragna, Marziale 2012; Caselli et al. 2006). Le prime persone che incontrano i familiari nel momento in cui insorge il sospetto di una sordità sono i medici, che inquadrano la sordità come una malattia che si può “sconfiggere” (con impianto cocleare o protesi) ed escludono la dimensione sociale e culturale (e dunque la comunicazione attraverso la lingua dei segni) dal percorso educativo del bambino sordo. Sono molte però le persone sorde che testimoniano come solo attraverso l’apprendimento della lingua dei segni, negata nel corso della loro infanzia, siano riusciti a emanciparsi e sentire di appartenere ad una comunità. Eppure pochi udenti sanno quanta fatica e quante lotte ci sono volute per far riconoscere, legalmente, il diritto di espressione attraverso la lingua dei segni. E ancora oggi il cammino per
l’inclusione è lungo e accidentato. L’obiettivo di questo progetto è di sensibilizzare il pubblico sulla tematica attraverso le potenzialità del teatro e del linguaggio della danza narrativa.
Le due performer in scena nei ruoli di protagonista e co-protagonista sono entrambe sorde segnanti. A tal fine, è stata fondamentale la collaborazione con una realtà attiva sul fronte della disabilità e delle performing arts: Al.Di.Qua.Artists – ALternative DIsability QUAlity Artists – prima associazione italiana di e per artisti e lavoratori dello spettacolo con disabilità e la compagnia.
Orari
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Gio 19 Ottobre21:00
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Ven 20 Ottobre21:00
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Sab 21 Ottobre17:00
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Dom 22 Ottobre19:00
Crediti
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regia
Valentina Aicardi -
con
Diana Anselmo, Diana Bejan -
assistente alla regia
Simone Schinocca -
consulenza coreografica
Giulia Guida – Bqb -
consulenza accessibilità
Diana Anselmo – Al.Di.Qua.Artists – ALternative DIsability QUAlity Artists -
voce del Recitativo Veneziano
Luca Altavilla -
scenografia e light design
Sara Brigatti, Florinda Lombardi -
musica
Ilaria Lemmo e Edoardo Bonavires -
foto
Emanuele Basil -
produzione
Tedacà -
in collaborazione con
Festival delle Colline Torinesi