Una performance creata per il festival che a partire sempre da «Tutto Brucia» indaga invece la figura di Cassandra, presente nella cultura occidentale da Omero a Christa Wolf. La profetessa di sciagure che invidia la sorte lieta dell’usignolo.
Quando Cassandra compare sulla scena nell’Orestea a lei si relaziona inizialmente solo Clitennestra che parla con lucidità e chiarezza, paragonandola più volte a un animale, a sottolineare l’appartenenza alla sfera dell’incivile, del selvatico. Cassandra diventa così figura femminile della follia connessa con l’isolamento e la bestialità. Solo quando Clitennestra esce di scena, Cassandra prende voce e si anima, percorre quel lungo tappeto rosso, che prima aveva attraversato con solennità Agamennone, in preda a un canto e una danza che sono sussulti, frammenti onomatopeici, lamenti, in un impasto indissolubile fra fisicità, voce e discorso. La performance traduce in azione scenica questo tragico e catartico momento, per mimesi e “tentativi di volo”, di abbandono del suolo terrestre.
Presentato con Fondazione Merz e Fondazione Piemonte dal Vivo