Storia e mito, plurilinguismo e migrazioni. Le Etiopiche rilegge l’epica di Alessandro Magno alla luce della contemporaneità, riflettendo sull’Europa di oggi e sull’accoglienza come opportunità piuttosto che come problema.
In quel confine tra Greci e Persiani, tra “Noi” e “Loro”, che assume tratti archetipici per lo stesso mito d’Europa, l’Unione Europea sembra avere l’ultima occasione per realizzare il suo progetto, quello di divenire un soggetto politico fondato su un nuovo modello di coesione sociale. Un modello che superi il paradigma etnico-nazionale e che riconosca l’“altro” in quanto necessario alla comprensione del “sé”.
Le etiopiche ricorre contemporaneamente a due diversi linguaggi, la danza e il video. La danza segue la linea drammaturgica che descrive la vita di Alessandro, le sue avventure e i suoi incontri, mentre il video si inserisce in quella narrazione con storie di rifugiati del nostro tempo. Finzione e realtà si incrociano così continuamente fino a mettere in discussione la contrapposizione tra partenza e ritorno, tra “Èxodus” e “Nòstos”. Alessandro sta lasciando la Macedonia per l’ignoto o sta di fatto tornando verso i luoghi a cui sente di appartenere? E soprattutto: i rifugiati di oggi stanno davvero solo scappando da guerre e persecuzioni o stanno anche loro tornando a casa, esattamente come i soldati di Alessandro dopo il loro ammutinamento sulle rive del fiume Ifasi?
Lo spettacolo ha vinto il PREMIO SCENARIO 2021, assegnato ogni anno dai Teatri soci dell’Associazione Scenario. Dalla motivazione del Premio Scenario: “Storia e mito, plurilinguismo e multidisciplinarietà, complessità concettuale e artigianato teatrale che ricollocano nel passato tematiche del presente. Le Etiopiche rilegge l’epica di Alessandro Magno alla luce della contemporaneità, aprendo una riflessione sull’Europa di oggi, in una prospettiva che contempla l’accoglienza come opportunità piuttosto che come limite. (…) È così che prende forma l’idea di un’Europa del futuro, di matrice afroasiatica, aperta a una nuova socialità, più umana e più etica.”